Legge Gelli 2017, è un bel no


Il problema di una legge che non ha risolto il problema.
Crescono contenziosi e polizze, mancano anche le linee guida per poterla applicare

 

La Legge Gelli del 2017 sulla responsabilità professionale era stata accolta con grande fiducia dai professionisti della sanità. Speravano che riuscisse a sgravarli da ondate di denunce per ‘malpractice’ soprattutto nei contenziosi con pazienti che ritenevano di aver subito un danno. Ebbene, le notevoli aspettative sono state completamente disattese.
Ad oggi, infatti, la situazione non solo non è migliorata, ma addirittura peggiorata, con un aumento dei procedimenti legali a carico dei medici.

A confermare ulteriormente il trend negativo per i professionisti non è solo l’incremento esagerato dei contenziosi , ma anche il fatto che le assicurazioni hanno aumentato i loro premi. E questo è chiaramente indice di un aumentato rischio.
Gli ortopedici, ad esempio, come ha evidenziato il Prof. Santilli, possono arrivare oggi a pagare molte decine di migliaia euro l’anno di polizza.

Valter Santilli, professore ordinario di Medicina fisica e riabilitativa alla Sapienza di Roma e fisiatra al Policlinico Umberto I, ha proprio parlato del tema a Roma, lunedì 21 Gennaio, presso il circolo dei magistrati Corte dei Conti .   
Alla legge Bianco – Gelli è dedicato un capitolo di un suo nuovo volume, “Linee guida, buone pratiche ed evidenze scientifiche in medicina fisica e riabilitativa”. Nel libro si specifica che dall’applicazione della legge si è assistito a un aumento vertiginoso della conflittualità fra medici e strutture sanitarie. Nel 2016, secondo le stime, la percentuale complessiva di medici coinvolti in procedimenti giudiziari sia civili che penali, rispetto al numero totale di assicurati, era in calo. Ma nel 2017, i sinistri aperti, e che possono coinvolgere più professionisti per uno stesso evento avverso, sono aumentati del 60% rispetto al 2016. Numeri davvero preoccupanti.

“La legge prevede che per essere sollevati da un’eventuale imperizia invocata dal paziente, il medico deve aver seguito le linee guida – ha spiegato Santilli – che devono essere accreditate all’Iss, ma da due anni, a fronte di migliaia di patologie, ne sono state depositate solo 4. Solo per questo banale motivo la legge è inapplicabile, perché se un magistrato volesse attingere a una linea guida ad esempio sull’infarto non ne troverebbe nessuna”.
Lo specialista ha aggiunto inoltre di aver messo a disposizione 46-47 buone pratiche, in attesa di accreditamento presso l’Iss. 

 

 

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